Anche senza l’arte-week l’arte a Bologna è VIVA

I musei sono chiusi, le mostre pure, le fiere anche e questa è una triste verità.

I giorni che si apprestano ad entrare per noi bolognesi, di nascita o d’adozione, è storicamente il periodo, oserei dire, più bello e frizzante dell’anno: C’è la settimana dell’art-week.

Dal 1974 la città, nel suo fine settimana più freddo, si apprestava (prima del Covid-19) ad accogliere artisti, curatori, galleristi, collezionisti, curiosi, appassionati e art-lovers che arrivavano da tutta Italia e non solo. Bologna con la fiera madre e le sue collaterali BOOMing e Paratissima, diventava un grande luna-park, in cui noi, bulimici dell’arte, facevamo le corse per vedere ogni singola esposizione arrivando a tarda notte con dolori ai piedi lancinanti. In quei giorni si sprecavano saluti, aperitivi, passeggiate, visite ai musei, alle gallerie, ai bar che avevano installazioni temporanee. Saltavamo come cavallette tra il vernissage di un Palazzo storico e un mapping all’interno di un cortile. Tutta una grande corsa affannata: la magnifica corsa per respirare più bellezza possibile.

Tutto questo è rimandato, per ovvie ragioni, al 2022 ma, Bologna, che di bellezza ne ha da vendere e che ha sempre creduto e investito nell’arte e nella cultura già dall’arrivo della Famiglia Bentivoglio nel 1401, certo in un anno così difficile, ha comunque saputo splendere e mostrare il suo lato più luccicante e il suo fermento più acuto. C’è una Bologna che esiste, forse un po’ dimenticata e lasciata ai palati più sopraffini, che mostra l’arte rubata a una preghiera, l’arte di quella scuola bolognese e non solo che tanto fu importante e che ora, e come non mai, grida: GUARDAMI e poi magari prega!

Sono le opere d’arte che risiedono nelle chiese della città felsinea, veri gioielli da scoprire che in un momento come questo paiono lanciare il loro hashtag: #museichiusichieseaperte.

Perché l’arte, quella contemporanea, quella che spesso le persone non capiscono, arriva da lì e dalla maestria di geni come Francesco Francia, Lorenzo Costa, Amico Aspertini e Guido Reni.

E allora, in questo tempo frusto e fermo, in cui i portoni dei musei sono banditi fate un giro in chiesa (rispettando eventuali funzioni) e alzate gli occhi , o “aprilocchio” come dice Eugenio Riccòmini e mettiamo balsamo all’anima e ali allo sguardo.

Provate a entrare nella chiesa di San Martino ad ammirare la Madonna con Bambino e santi di Amico Aspertini e ditemi se quell’olio su tavola lignea del 1515, soprattutto nella gonna rossa della fanciulla a destra, non vi ricorda “l’affinato equilibrio di accordi” delle tavole pittoriche di Luigi Carboni esposte proprio in questi giorni alla mostra L’Ospite alla Otto Gallery (aperta e visitabile).

Se volete proprio sentire le palpitazioni e il fiato che vi si spacca fate un salto anche in San Giacomo Maggiore a vedere la Cappella Bentivoglio e la pala della Madonna col Bambino e i Santi di Lorenzo Costa. Io in questo periodo di fermo immagine la sono andata a vedere tre volte e ogni volta ci ho trovato un rimando alla contemporaneità. Mi viene in mente a tal proposito a due giovani artisti, Kiki Skipi e Andrea Casciu, che hanno lo studio in Bolognina, Studio Edera, e che in questo periodo hanno aperto il loro magnifico luogo di lavoro a curiosi (massimo 2 per rispettare le regole anti Covid-19) e a noi affamati di bellezza. Lo studio, così come mi hanno raccontato Andrea e Kiki è nato come un luogo aperto alla sperimentazione, in cui si possono incontrare opere di pittura, incisione, illustrazione e scultura. Studio Edera è un luogo magico e aperto, appunto, con una visione che da una visuale all’esterno. Da vedere, assolutamente (scrivete una mail se volete visitarlo studioedera@gmail.com).

E visto che siamo in zona via Zamboni, appena usciti da San Giacomo Maggiore, allungatevi fino al numero 47 ed entrate nella chiesa di Santa Maria Maddalena che oltre ad avere all’interno il seicentesco compianto sul Cristo morto in terracotta policroma di Giuseppe Mazza e – uno dei miei amori – , La Madonna delle Febbri attribuita, pare, a Lippo di Dalmasio, ospita un’opera d’arte contemporanea del duo Antonello Ghezzi “Mind the door!” Che è letteralmente la porta del sorriso perchè si apre solo se sorridete (anche se ora con la mascherina non è proprio semplice). Antonello Ghezzi è un collettivo di artisti formato da Nadia Antonello e Paolo Ghezzi e hanno studio nella palazzina Liberty Giardini Margherita, anche loro in questi giorni e rispettando le norme anti-covid apriranno ai curiosi e a chi come me non può vivere senza arte. (per prenotare scrivere a paolo@antonelloghezzi.com, massimo 2 persone).

Non c’è Arte Fiera, certo, e nemmeno tutto il contorno ma per fortuna ci sono le chiese e gli artisti.
BUON #MuseiChiusiChieseAperte a tutti


di Simona Gavioli (critico d’arte – curatore)
Vive e lavora tra Bologna, Mantova e Catanzaro

Simona Gavioli è critica d’arte e curatrice indipendente. Dopo la laurea in Fenomenologia delle Arti Contemporanee conseguita presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna parte per Bilbao per il corso di specialistica “Arte del Siglo XX” presso l’Universidad del Pais Basco UPV/EHU e successivamente a Biarritz (Francia) per un corso di perfezionamento in lingua francese sviluppando ricerche sull’arte contemporanea basca al confine tra due stati.

Dal 2007 svolge studi sulle nuove tendenze artistiche formandosi presso Galleria Spazia a Bologna e collaborando con Villa delle Rose nell’ambito della Manifestazione No so Private. 

Ha collaborato con le riviste, Arte Navale, Segno Arte Contemporanea, MyWhere, Kairòs, I.Quality, Dispensa, HoonestCooking e Karpòs . Dal 2009 è Fondatore e Presidente dell’Associazione Culturale SpazioBlue con sede a Bologna.  Dal 2010 – 2016 Direttore artistico e Curatore del Premio Internazionale di Pittura Zingarelli-Rocca delle Macìe. Dal 2012 è Co- Fondatore della rivista on-line MyWhere e Co-Fondatore della manifestazione Setup Contemporary Art Fair. Nel 2015 fonda l’associazione culturale Caravan SetUp di Bologna, che poi apre la sua costola a Mantova occupandosi dal 2016 della direzione artistica del Festival Without Frontiers, Lunetta a Colori per il Comune di Mantova. Negli ultimi anni ha collaborato alla realizzazione di importanti mostre al Marca di Catanzaro e a Casa del Mantegna a Mantova e come Direzione Artistica nella nuova fiera d’arte BOOMing Contemporary Art Show prodotta da Doc Creativity, Bologna. 

Membro del comitato scientifico del Museo Marca di Catanzaro e delle residenze della Fondazione Rocco Guglielmo e membro del Comitato Scientifico della fiera Drawing Room di Madrid. Si occupa di arti visive contemporanee valorizzando gli artisti emergenti (nati dopo il 1980) con uno sguardo attento alla sinergia tra diverse discipline. La sua ricerca si muove tra differenti linguaggi, pittura, fotografia, video, scultura e installazione.