Vespa Club Bologna. Una piccola grande storia su due ruote

Vespa Club Bologna. Una piccola grande storia su due ruote Veduta di allestimento Bologna, Museo del Patrimonio Industriale, 2023 Courtesy Settore Musei Civici Bologna | Museo del Patrimonio Industriale

Al Museo del Patrimonio Industriale fino al 3 marzoVespa Club Bologna. Una piccola grande storia su due ruote, un focus espositivo dedicato al mito della Vespa, icona del motociclismo italiano nel mondo, nato dalla collaborazione con il Vespa Club Bologna.

L’allestimento, realizzato nel piano intermedio del percorso di visita, accanto all’esposizione di un importante nucleo di 18 motociclette prodotte dalla casa bolognese M. M. recentemente concesse in comodato al museo, è visibile fino al 3 marzo 2024.

La Vespa ha lasciato un’impronta significativa nella storia dei trasporti, nell’immaginario collettivo, nell’arte e nel cinema non solo italiani. Raccontare il primo marchio globale della mobilità al Museo del Patrimonio Industriale, le cui collezioni permanenti documentano le eccellenze produttive bolognesi anche in ambito motoristico e meccanico, consolida, ancora una volta, i rapporti tra l’istituzione museale, il mondo del collezionismo, i club e l’associazionismo in un territorio simbolo della Motor Valley emiliano-romagnola nota a livello mondiale.

La storia della Vespa inizia nel 1946, quando la fabbrica italiana Piaggio decide di realizzare a Pontedera un veicolo pratico ed economico per rispondere alle esigenze di spostamento della popolazione dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Il primo modello prende forma grazie agli studi dell’ingegnere aeronautico Corradino D’Ascanio, che disegna uno scooter con un’estetica unica e soluzioni innovative. Il progettista crea un veicolo a due ruote allo stesso tempo comodo e semplice da guidare, con una struttura monoscocca leggera ma resistente, la ruota di scorta per gli imprevisti e un motore a quattro tempi che garantisce affidabilità ed efficienza.
Il nome Vespa fu coniato dallo stesso Enrico Piaggio, nipote del fondatore, per la somiglianza con l’omonimo insetto (grazie alla parte centrale molto stretta e quella finale più ampia) e per il ronzio del motore.
Il successo della Vespa fu immediato: rivelando una gran voglia di libertà e di spostamento tra la gente, l’idea di un piccolo scooter pratico e maneggevole conquistò milioni di persone e negli anni 1950-’60 divenne un simbolo di emancipazione per gli italiani.
Oggi, la Vespa Piaggio è ancora un’icona dello stile italiano e un’opzione popolare per gli amanti degli scooter in tutto il mondo. Con il suo design classico e le sue prestazioni affidabili, continua a rappresentare una scelta di stile e praticità per molti motociclisti.

La storia di questo scooter è legata in modo significativo a Bologna, non solo perché in questa città è nato uno dei primi Club per gli amanti di questo mezzo ma perché tra il 20 e 21 maggio 1950 si tenne in Piazza Maggiore il primo raduno internazionale della storia vespistica che richiamò circa 5.000 vespisti provenienti da Italia, Austria, Francia, Germania e Svizzera.

Risale all’anno precedente, il 1949, la nascita ufficiale del Vespa Club Bologna, tra le prime organizzazioni italiane ad aver compreso le potenzialità innovative del veicolo, in una città dalla tradizione motociclistica molto solida in cui operavano aziende storiche come M.M. e C.M e dove stavano prendendo avvio nuove realtà come Moto MoriniF.B. Mondial e Ducati.
Il Club è da subito attivo sia nelle manifestazioni sportive sia nelle rievocazioni locali e nazionali. I suoi associati, oltre 600, sono da tempo impegnati nello studio della storia del marchio garantendo il restauro e la conservazione dei pezzi che oggi, per la prima volta in contemporanea, vengono esposti al Museo del Patrimonio Industriale.

I modelli presentati in mostra sono 7:

Vespa 125 Faro basso 1949
Nel marzo 1948 iniziò la commercializzazione di una Vespa 125 fortemente rinnovata, soprattutto nell’assetto dotato anteriormente di una forcella elicoidale, e posteriormente di un sistema con molla e ammortizzatore idraulico, in grado di garantire l’escursione idonea anche ai percorsi più accidentati. Fu introdotto inoltre un cavalletto a stampella laterale e la riserva al serbatoio. Infine, l’uso di cilindro e testa ad alette parallele garantisce una maggiore dispersione del calore, migliorando così il circuito di raffreddamento.

Vespa GS
La Vespa GS, abbreviazione di “Gran Sport”, è uno dei modelli più iconici e prestigiosi di casa Piaggio. La GS, prodotta dal 1955, era conosciuta per le sue prestazioni superiori e per il design più sportivo (con forme aerodinamiche, carenature e un parabrezza), frutto delle esperienze maturate nelle competizioni dalla Squadra Corse. Oggi, le Vespa GS originali sono considerate delle vere icone: molto ricercate dai collezionisti e dagli appassionati, sono spesso oggetto di restauro e personalizzazione.

Vespa VBA1
Prodotta dal 1958 in diverse varianti, il modello VBA1 ha subito numerosi aggiornamenti durante il suo ciclo di vita. In particolare, sono state apportate migliorie alla meccanica, alla carrozzeria e alle finiture, in modo da mantenere il modello al passo con le richieste del mercato e contenerne i costi di gestione. La VBA1 offriva maggiore comfort e sicurezza grazie al telaio rinforzato, il manubrio più stabile e la frenata migliorata. Ancora oggi, la Vespa VBA1 è apprezzata dagli appassionati per il suo design vintage e per la sua affidabilità .

Vespa VBB
La VBB entra in produzione nel 1960 mantenendo il design classico e iconico delle Vespa dell’epoca, con le sue linee eleganti e arrotondate. Era disponibile in diverse varianti, con un motore a due tempi monocilindrico noto per la sua affidabilità e facilità di manutenzione.
Nel corso degli anni, visto il successo, la VBB subisce modifiche e miglioramenti come, ad esempio, l’adozione di una sospensione anteriore a parallelogramma.

Vespa 50 a pedali
Viene introdotta negli anni 1960 come un’opzione che combinava l’uso del motore a due tempi monocilindrico da 50 cc. e del pedale, fornendo una soluzione versatile per la mobilità personale. Oggi questo insolito elemento, che poteva essere utile per l’assistenza alla partenza o per il movimento in assenza di carburante, attrae la curiosità del pubblico, rendendolo uno dei modelli più ricercati dagli appassionati.

Vespa Sprint Veloce
Il modello Sprint Veloce del 1969 presentava un design moderno e sportivo con linee più affilate e un look più dinamico. Era disponibile in diverse varianti e colori montando un motore a due tempi monocilindrico con cilindrate variabili a seconda delle versioni. La Sprint Veloce 150 è molto più potente e veloce delle precedenti versioni: merito soprattutto dell’acquisizione della terza luce di travaso nel cilindro, che aumenta il riempimento e, di conseguenza, le prestazioni.

Vespa 125 ET3 Primavera
Prodotto dal 1976, questo modello sportivo, più performante grazie a un propulsore di maggiore potenza e l’accensione elettronica gestita da centralina Ducati, entrò subito nei cuori degli appassionati e contribuì notevolmente alla diffusione del mito Piaggio. Agile, potente e con una estetica accattivante, la Vespa ET3 restò in produzione fino al 1984 e, per soddisfare una fetta sempre più ampia di clientela, fu prodotta in diverse colorazioni.


Il Museo del Patrimonio Industriale

Il Museo del Patrimonio Industriale, collocato nella suggestiva sede di una fornace da laterizi del XIX secolo, studia e racconta la storia economico produttiva di Bologna e del suo territorio dal tardo Medioevo ai giorni nostri.
Il percorso espositivo si apre con la ricostruzione dell’organizzazione produttiva dell’antica “Città dell’acqua e della seta” che ha visto Bologna, tra i secoli XV e XVIII, esportare filati e veli di seta in tutto il mondo occidentale. Questa supremazia produttiva entra in crisi alla fine del secolo XVIII quando la Rivoluzione Industriale costringe ad aggiornare saperi e organizzazione del lavoro.
La città è costretta a riprogettare il proprio futuro, puntando sulla formazione tecnica come elemento strategico di rinnovamento: nel corso del XIX secolo si afferma, così, l’Istituto Tecnico Aldini Valeriani. Da questa scelta, oltre che dall’esistenza di fattori economici, organizzativi, logistici e amministrativi favorevoli, scaturisce la ripresa produttiva della città nella seconda metà dell’Ottocento che porterà un secolo dopo all’affermazione dell’attuale distretto industriale.
Bologna si configura oggi come una vera e propria capitale dell’industria meccanica ed elettromeccanica. La ricchezza e la complessità del distretto viene ricostruita attraverso le sue principali articolazioni produttive: le macchine da pasta, la motoristica e l’automazione meccanica, settore, quest’ultimo, nel quale la città compete a livello mondiale.

Informazioni
Museo del Patrimonio Industriale
Via della Beverara 123 | 40131 Bologna
Tel. +39 051 6356611
museopat@comune.bologna.it
www.museibologna.it/patrimonioindustriale