DAMS di ieri e di oggi. Giacomo Manzoli racconta

ALMA MATER STUDIORUM UNIVERSITA' DI BOLOGNA.<br /> SCUOLA DI DISCIPLINE ARTE E SPETTACOLO<br /> ARCHIVIO AFFARI GENERALI - SETTORE COMUNICAZIONE ALMA MATER STUDIORUM<br /> FOTOGRAFIA DI ANDREA SAMARITANI<br /> 9 MAGGIO 2013

#DAMS50. Da marzo oltre trenta eventi per festeggiare il mezzo secolo del primo DAMS d’Italia.
Abbiamo fatto due chiacchiere con Giacomo Manzoli, Direttore del Dipartimento delle Arti

> Ci racconti il Dams di oggi e di ieri? 

Il DAMS nasce da una doppia esigenza culturale. Da una parte c’era la necessità di includere nella sfera di interesse dell’istituzione universitaria tutti quei linguaggi artistici che erano rimasti emarginati per via della natura sostanzialmente conservatrice di un ambito, come quello umanistico, naturalmente predisposto a guardare al passato assai più che al presente. Non è dunque un caso se a promuoverlo sia stato un grecista, come Benedetto Marzullo, che aveva ben chiara la dimensione sociale fondamentale del teatro o della scultura nella definizione della civiltà ellenica nel suo complesso. Il DAMS, pertanto, nasce dalla considerazione che non era possibile comprendere la nostra epoca tralasciando le arti figurative, la musica, le arti performative, il cinema, il fumetto, la grafica, il design e tutte quelle espressioni che ne rappresentano l’essenza.

A questo si accompagnava l’esigenza di confrontarsi con un mondo produttivo, quello di ciò che oggi chiamiamo “industria culturale e creativa”, che iniziava a costituire uno sbocco lavorativo fondamentale per centinaia di migliaia di giovani e rispetto al quale l’Università non poteva rinunciare ad assumere un compito formativo essenziale. Da queste esigenze nasce il DAMS e con questa missione si cimenta ancor oggi, anzi, oggi più che mai.

Se in origine DAMS significava un singolo corso di laurea e comprendeva un numero limitato di discipline, oggi ha aumentato a dismisura il proprio raggio di azione, estendendosi sia sotto il profilo orizzontale (ci sono DAMS in tutte le principali università italiane) sia sotto il profilo verticale. Dire DAMS, oggi, infatti, significa intendere non solo il classico corso triennale omonimo, ma tutta una costellazione di corsi di laurea magistrali e di master che ne completano il percorso formativo, a stretto contatto, peraltro, con una serie di istituzioni che rilasciano titoli di studio equipollenti e spesso portati a intersecarsi con quelli universitari: accademie di belle arti, accademie teatrali, conservatori e quant’altro.

Pertanto, il brand DAMS include tutti quegli ambiti che si cimentano con l’universo delle arti e della comunicazione e abbracciano un numero di discipline enorme, che include anche la moda, i videogames, i nuovi media in tutte le loro forme, la danza, la videoarte e moltissimo altro.

> Cosa ci aspetta nel futuro? 

Personalmente, mi aspetto che si riesca a fare rete in modo organico, ampliando le collaborazioni, non solo fra tutte quelle istituzioni che spontaneamente gravitano attorno all’universo damsiano, ma anche con una serie di soggetti istituzionali e produttivi, che magari si muovono in settori diversi ma non possono più ignorare l’importanza della creatività e della comunicazione per promuovere efficacemente le loro attività. E mi aspetto naturalmente che a nostra volta siamo sufficientemente elastici da continuare ad evolverci con un mondo che si trasforma alla velocità della luce.

> Ex alunni e non solo. Chi è passato dal DAMS? 

Abbiamo un numero impressionante di alunni illustri, molti dei quali sono stati coinvolti in queste celebrazioni, qualcuno nonostante ci abbia lasciato, fornendo però ancora oggi materiale prezioso di riflessione, come Pazienza, Tondelli, Mazzacurati o Freak Antoni. Ma non ci inorgoglisce solo il fatto di aver contribuito a formare figure come Gabanelli, Bignardi, Iacona, Bartezzaghi, Igort, Fresu, Ferretti, Chiambretti e tanti altri nomi illustri. Ci inorgoglisce soprattutto aver formato centinaia di persone che hanno trovato spazio, a vario livello, nelle articolazioni del sistema culturale che costituisce un vanto del nostro paese. I Comuni, le Regioni, i Musei, le Cineteche, i Teatri, i Festival, le Gallerie, le mille aziende che operano nel campo della creatività sono piene di laureati DAMS che contribuiscono giorno per giorno a diffondere la conoscenza artistica e a rendere questo paese meraviglioso, nonostante una endemica carenza di risorse e un grave deficit di consapevolezza nei confronti del valore delle arti e della cultura.

> Cosa ha di speciale il Dams per attirare a sé tanti alunni da 50 anni? 

Beh, diciamo che talvolta siamo vittime di un equivoco. Mio padre, medico, per prendermi in giro diceva che benché rispettasse il fatto che fossi professore di storia del cinema, faceva comunque fatica a pensare che vedere dei film potesse essere considerato un lavoro. A prescindere dal fatto che spesso dipende dai film, la realtà è che per fare questo tipo di lavori bisogna avere una passione e una dedizione fuori dal comune. Ma è vero che, fra tutte le professioni, occuparsi di arte è sicuramente un privilegio.

> Tra gli eventi dedicati alle celebrazioni quali non perdere?  

Difficile scegliere. Alcune sono più strettamente legate alla nostra storia, altre coinvolgono figure di grandissimo valore e fama che non hanno bisogno di raccomandazione, come Bollani, Martinelli, Mimmo Paladino, Toni Servillo, gli Avion Travel eccetera. Se dovessi consigliarne una, direi di non perdere le installazioni che una serie di giovani artisti faranno da inizio giugno sulle sedi attuali e storiche del DAMS, e di prestare anche molta attenzione ai manifesti artistici che – grazie alla collaborazione con gli amici del progetto di public art, Cheap, tappezzeranno la città tra maggio e giugno.

> In un periodo in cui la cultura, l’arte, il teatro, lo spettacolo ha preso una “botta da orbi “in che modo il DAMS può contribuire alla ripartenza e alla valorizzazione di professionalità all’estero riconosciute e in Italia spesso ricondotte alla sfera dell’hobby e del tempo libero.

Il DAMS, da diversi anni, cerca di formare figure che possiedono una competenza trasversale. Vale a dire, che conoscono la storia e la teoria delle arti, ma al contempo hanno la capacità di inquadrare tali competenze in un contesto professionale, avendo cognizione della giurisprudenza relativa ai beni artistici o al diritto d’autore, le nozioni di base sulla gestione economica della cultura, capacità informatiche e quant’altro. Lo scopo è formare operatori culturali che siano in grado di creare un valore anche economico attorno a fenomeni che godono di alto prestigio sociale ma che – fin qui – non sono riusciti spesso a mobilitare risorse adeguate. In termini più semplici, persone capaci di dimostrare coi fatti che “con la cultura si mangia”.