Barbareschi all’Arena nel Discorso del re

discorso-del-re-_54706 – 9 febbraio, Arena del Sole, Sala Grande
ore 21, domenica ore 16

Casanova Multimedia
Luca Barbareschi, Filippo Dini in

IL DISCORSO DEL RE
di David Seidler

traduzione Luca Barbareschi
regia Luca Barbareschi

con Astrid Meloni, Chiara Claudi, Roberto Mantovani, Ruggero Cara, Mauro Santopietro, Giancarlo Previati
scene Massimiliano Nocente costumi Andrea Viotti
light designer Iuraj Saleri musiche originali Marco Zurzolo

Dal film vincitore di quattro Premi Oscar, tra cui quello come miglior sceneggiatura originale, la storia di Albert, il timido secondogenito balbuziente di Re Giorgio V. Salito al trono d’Inghilterra alla morte del padre con il nome di Giorgio VI, trovandosi costretto a essere la voce del popolo britannico durante il secondo conflitto mondiale, ricorre alle cure anticonformiste del logopedista australiano Lionel Logue. Commedia in equilibrio tra toni drammatici e ironia, Il discorso del Re parte dai fatti storici per addentrarsi in un dramma personale che sfrutta l’aspetto psicofisico della disarticolazione verbale per raccontare il rapporto tra il Paese colono e l’Impero per cui sacrifica i propri figli in guerra. Luca Barbareschi interpreta il logoterapista Lionel Logue mentre Filippo Dini è Albert. Nei panni del politico britannico Winston Churchill c’è Ruggero Cara.

La commedia è ambientata in una Londra surreale, a cavallo tra gli anni 20 e 30. Dopo la morte del padre, Albert, il timido e complessato duca di York, secondogenito balbuziente del Re Giorgio V, non sarebbe dovuto salire al trono d’Inghilterra. Il primogenito era infatti Edoardo, che divenne sì re ma che, per amore di Wallis Simpson, abdicò appena un anno dopo. A Bertie, o meglio ad Albert Frederick Arthur George Windsor, toccò il peso della corona diventando sovrano con il nome di Giorgio VI.

Un uomo atipico che fu re molto amato dal popolo, legato da vero amore alla moglie, la volitiva Elisabetta Bowes-Lyon, e che si portava appresso un fardello di costrizioni infantili e un bisogno di affetto difficili da trovare nell’anaffettiva coppia di genitori regali. Un’insicurezza che si esprimeva attraverso una balbuzie invalidante e impossibile da gestire nei numerosi e imbarazzanti discorsi pubblici cui era tenuto. Inoltre, Giorgio VI si trovava a essere la voce del e per il popolo britannico in un momento difficile della storia, alla vigilia del secondo conflitto mondiale. Così venne portato dalla moglie dal logopedista australiano Lionel Logue, uomo dai metodi anticonformisti, capace di sondare le anime e di medicarle, attore mancato per eccessiva enfasi, che insegnò al Duca di York come superare l’incubo di parlare in pubblico. Logue pretese subito il “tu” dal reale e sottopose il futuro re a una cura che attingendo al laboratorio teatrale e alla seduta psicanalitica gli permise di salire sul trono.

Noto al grande pubblico per la pluripremiata versione cinematografica, Il discorso del Re nasce in realtà come testo teatrale. Una commedia in perfetto equilibrio tra toni drammatici e leggerezze, ricca di ironia ma soffusa di malinconia, a tratti commovente ma capace anche di far ridere.

«Il discorso del Re – scrive Luca Barbareschi – per me si inserisce in questo filone dove il teatro resta soprattutto un inno alla voce e all’importanza delle parole. La vicenda è ambientata nel XX secolo quando i mezzi di comunicazione di massa assumevano un’importanza capitale per il vivere quotidiano del cittadino, quando poche parole del Re via radio potevano donare un briciolo di rassicurazione alla povera gente, specie durante i conflitti bellici. Tutta la vicenda è costituita da una incessante partitura dialettica che ricorda la necessità di adoperare le giuste parole da parte del potere, e forse proprio in questa epoca storica è una lezione che andrebbe ripetuta sovente, anche perché una storia acquista maggior valore se tramandata ai posteri attraverso un persuasivo impianto oratorio.

La commedia parte dai fatti storici per addentrarsi in un dramma personale, senza abbandonare mai la Storia, che non è fondale sottofondo ma è presenza imprescindibile di ogni istante della commedia al fianco dei protagonisti».

Info biglietteria: tel. 051.2910.910 – www.arenadelsole.it

Prezzi: da € 7,00 a € 25,00

Gli altri appuntamenti della settimana:

7 e 8 febbraio, Sala InterAction, ore 21.30, Chiara Caselli in Molly, da Ulisse di James Joyce, traduzione Gianni Celati, adattamento Chiara Caselli

Variazioni di programma:

– Lo spettacolo FINALE DI PARTITA sarà sostituito da “Trittico Beckettiano” sempre presentato dalla compagnia Teatro Studio Krypton, nelle stesse date, ovvero dal 19 al 21 febbraio in Sala InterAction.

– Lo spettacolo LA NARRATRICE DI FILM andrà in scena al Teatro delle Moline dal 20 al 22 febbraio anziché dal 27 al 29 marzo.