RITRATTI DI FAMIGLIA Personaggi, oggetti, storie del Museo Civico fra Bologna, l’Italia e l’Europa

10 marzo – 19 agosto 2018
Raccontare la storia delle collezioni, le loro origini e la relazione con il contesto storico-culturale in cui si sono formate, è una sfida con la quale ogni istituzione museale è chiamata ogni giorno a confrontarsi, per attualizzare e condividere la conoscenza del proprio patrimonio. È con questo intento che il Museo Civico Archeologico di Bologna presenta l’esposizione RITRATTI DI FAMIGLIA.

Personaggi, oggetti, storie del Museo Civico fra Bologna, l’Italia e l’Europa, a cura di Paola Giovetti e Anna Dore, allestita dal 10 marzo al 19 agosto 2018 nella Sala mostre.
L’evento viene realizzato in coincidenza di un momento particolare nella vita del museo: la chiusura del primo piano per i lavori di rifacimento e consolidamento di un’ampia porzione del manto di copertura dell’edificio dove è situato, il quattrocentesco Palazzo Galvani, avviati lo scorso settembre e il cui termine è previsto per la primavera 2019. Il progetto nasce dunque come preziosa occasione per sfruttare l’attuale congiuntura nell’ottica di garantire la continuità della fruizione di una parte consistente delle collezioni momentaneamente non accessibili al pubblico, evidenziandone la fitta trama di relazioni con gli altri istituti culturali bolognesi.
“Con questa mostra – sottolinea l’assessore alla Cultura del Comune di Bologna Matteo Lepore – il Museo Civico Archeologico ripercorre la sua storia e quella delle più importanti istituzioni culturali della città attraverso una straordinaria e curiosa panoramica di oggetti e documenti. Una narrazione inedita e affascinante, non solo della storia del museo, ma della città stessa, che si snoda attraverso le vite e le opere di personaggi emblematici e oggetti di grande impor- tanza storica. Per questo originale progetto espositivo, che si svolge in concomitanza agli im- portanti lavori di ristrutturazione in corso al museo, ringrazio tutti i colleghi dell’Istituzione Bologna Musei e i collaboratori che a vario titolo lo hanno reso possibile, perché grazie a loro proprio questo periodo di lavori e cantieri si trasforma in nuova opportunità per valorizzare e fare conoscere una parte importante della nostra storia e del nostro patrimonio”.

È un racconto corale quello composto da RITRATTI DI FAMIGLIA: non una contemplazione del passato alla ricerca delle proprie radici ma piuttosto un’espressione viva e attuale dell’identità del museo e della natura complessa del patrimonio storico conservato. Lungo un’ideale linea cronologica che va dal 1522, anno di nascita del naturalista e filosofo Ulisse Aldrovandi, uno dei massimi rappresentanti del collezionismo di indirizzo naturalistico enciclopedico, al 1944, anno di morte di Pericle Ducati, direttore del museo che compì fondamentali ricerche sulla civiltà etrusca, sono disposti oltre 350 oggetti di differente tipologia, selezionati per il grande valore storico e il legame con le principali figure che hanno contribuito alla formazione e allo studio dei nuclei collezionistici del museo, uno dei più prestigiosi in ambito europeo.

Diciotto sono i personaggi convocati in questa ideale galleria del tempo, dei veri e propri “ri- tratti di famiglia”, a cui si affiancano le vicende degli oggetti archeologici, della costituzione e ordinamento delle raccolte del museo, della storia di Bologna e dei suoi istituti culturali. Conducendo il visitatore lungo il percorso di sviluppo del modo di guardare all’antico, dal Seicento fino alla nascita della scienza archeologica e delle moderne strutture di valorizzazione e di tutela nel Novecento, si scopre che una narrazione apparentemente settoriale permette inaspet- tate aperture verso le vicende storico-politiche, culturali, sociali. Un racconto a più voci che proietta la città in un panorama italiano ed europeo già a partire dal XVI secolo.
Diciotto sono anche le sezioni della mostra: una per ciascuno dei personaggi rievocati, le cui fattezze sono tratteggiate dalla matita e dall’ingegno di Elena Maria Canè, restauratrice del museo, in ritratti riprodotti su grandi pannelli scenografici che scandiscono il percorso espositi- vo.

Alla biografia di ciascuno dei protagonisti si affianca la presentazione di un oggetto simbolo, caratterizzato da un forte legame con il personaggio, che ne fu il collezionista, il donatore, lo scopritore o lo studioso. Poi lo sguardo si allarga e dal singolo oggetto si passa a una più ampia quantità di reperti che restituisce il racconto di un’epoca (raccontami la storia).
Le microstorie intrecciate a un determinato personaggio e particolari oggetti si inseriscono così in una storia più grande di quella del museo, che spesso travalica i confini cittadini e nazionali e contestualizza i reperti nell’evoluzione del pensiero archeologico e della sua applicazione museologica (la conquista del passato).

Da ultimo, una sezione appositamente dedicata (link alla città) coglie gli stretti legami del museo con gli altri istituti culturali cittadini, in primis i musei civici e universitari e le bibliote- che, per comporre un ideale circuito culturale che continua nello spazio e nel tempo oltre i confini della mostra e del museo. È il caso delle raccolte di eccezionale valore storico ordinate da Ulisse Aldrovandi e Luigi Ferdinando Marsili, i cui nuclei originari sono confluiti in diversi istituti museali che testimoniamo come il contesto storico bolognese sia caratterizzato dalla diffu- sa dispersione di collezioni di materiali artistici e archeologici, strettamente legati alla vicenda storica della città e del suo territorio.

In questa diversa lettura del passato, trovano una nuova vita alcuni capolavori del museo come la situla della Certosa, la Athena Lemnia di fidiaca memoria, lo specchio etrusco in bronzo noto come patera cospiana, protagonista di avventurose vicende in età napoleonica. Acquisiscono voce solista, tolti dalla composizione corale delle sale del museo, vasi attici, lu- cerne romane (compresa quella che Ferdinando Marsili usò per le prove di accensione e durata della luce), reperti preistorici provenienti da Troia. Si offrono agli occhi del pubblico reperti solitamente non esposti, come il leone scolpito a tutto tondo in arenaria da una necropoli etru- sca, la mummia nera dono di Benedetto XIV, o come i meravigliosi stipi medaglieri sempre del papa bolognese, custodi settecenteschi di veri e propri tesori numismatici. Le medaglie della ricca collezione del museo racchiudono, nel loro piccolo spazio, ritratti, storie e monumenti collegati ai protagonisti della mostra. I libri antichi, con le loro accurate tavole, restituiscono la passione erudita per l’archeologia e l’antico; la documentazione grafica e fotografica ottocen- tesca sottolinea l’attenzione per lo sviluppo di una disciplina rigorosa e metodica.
Sono numerosissimi gli spunti che il visitatore curioso può cogliere in questa mostra polisemica, che offre una nuova cornice interpretativa di reperti conosciuti accanto a manufatti e documenti di ben più rara visione pubblica. La fruizione è resa ancora più coinvolgente dal progetto di allestimento ideato dall’architetto Paolo Capponcelli di PANSTUDIO, che valorizza con leggerezza e luminosità i grandi volumi architettonici delle sale. Grande attenzione viene dedicata al contesto espositivo di ogni oggetto nella sua dimensione formale e di significato, alternando supporti contemporanei a vetrine ottocentesche originali in una sorta di storia della museogra- fia. L’impaginazione dello spazio si connota inoltre per un apparato grafico molto curato in cui l’uso del colore assume un rilievo fondamentale: ogni sezione tematica è scandita da scelte cro- matiche differenti che guidano con efficace chiarezza comunicativa lungo il percorso di visita. Anche il ricco apparato didascalico è concepito per favorire il processo conoscitivo dei visitato- ri: pur nella complessità della materia, i tecnicismi dell’archeologo rimangono in ombra, cer- cando di lasciare spazio ad una lingua più comune, per un racconto molto dettagliato ma non per forza specialistico. La scelta della doppia lingua (italiano ed inglese) – che trova applica- zione in tutti gli apparati testuali – ne agevola la fruizione anche da parte del pubblico stranie- ro, inserendosi così nello spirito che muove la mostra, quello di una comunicazione che travali- ca il confine del museo e della città.

L’esperienza di visita è arricchita da una app, sviluppata da Janus s.r.l. software company, che permette ai visitatori di muoversi nell’esposizione anche seguendo una piacevole narrazione di- rettamente dal proprio dispositivo mobile. Infine, un breve video di presentazione e backstag, realizzato da Parrot Films grazie al contributo del Coro Athena, aiuta ad inquadrare meglio la mostra e ad ammirare gli spazi espositivi del primo piano attualmente non accessibili.
Ampia e differenziata è l’attività di mediazione culturale rivolta al pubblico adulto: accanto alle tradizionali visite guidate condotte da archeologi del museo, prosegue l’apprezzato format del “Quarto d’ora accademico” con le visite di 15 minuti ogni giovedì pomeriggio alle ore 17 che, attraverso un approccio semplice e di grande immediatezza, si concentrano in modo mira- to su un singolo oggetto simbolo. Non solo: la “famiglia” del museo si allarga in occasione di un ciclo di visite guidate condotte a due voci che ad un esperto dello staff affianca un ospite esterno per approfondire attraverso uno sguardo personale il tema prescelto di volta in volta. Attività didattiche con visite guidate, visite animate e laboratori creativi sono infine proposte alle scolaresche di ogni ordine e grado per scoprire come l’antichità è stata guardata, studiata, raccontata e i suoi resti raccolti, custoditi, tramandati.
La mostra RITRATTI DI FAMIGLIA è realizzata con la collaborazione di Biblioteca Universitaria di Bologna, Fondazione Federico Zeri – Università di Bologna e Museo di Ronzano e si avvale di pre- stiti concessi da Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio – Istituzione Biblioteche di Bologna, Di- partimento Storia Culture e Civiltà – Università di Bologna e Giuseppe Sassatelli.
In concomitanza della manifestazione espositiva, i Musei Civici d’Arte Antica dell’Istituzione Bo- logna Musei promuovono una riflessione affine sui temi del collezionismo e delle collezioni per- manenti delle Collezioni Comunali d’ Arte con la mostra Creti, Canova, Hayez: la nascita del gusto moderno tra ‘700 e ‘800 nelle Collezioni Comunali d’Arte, visibile dal 16 marzo nella sede museale situata al secondo piano di Palazzo d’Accursio. A causa della chiusura di alcune sale per interventi di parziale ripristino della copertura, il percorso di visita sarà riorganizzato con inediti accostamenti e l’esposizione di opere provenienti dai depositi, secondo la medesima volontà di mostrare e valorizzare le raccolte museali civiche.

Due occasioni espositive indipendenti, e accomunate da rilevanti investimenti strutturali di ri- qualificazione, che sottolineano la centralità del sistema culturale e dei beni storico-artistici come patrimonio di valori e narrazioni su cui si fonda la cifra identitaria di Bologna e la sua pro- iezione nel futuro, capace di coinvolgere non solo i cittadini residenti ma anche i visitatori oc- casionali e i turisti sempre più numerosi che la città attrae.