MÈRE UBU IMPRESARIA DI TEATRO CARCERE

Dal 6 al 10 gennaio 2018 il Teatro Arena del Sole ospita la prima nazionale del nuovo spettacolo di Paolo Billi, con la Compagnia del Pratello: MÈRE UBU IMPRESARIA DI TEATRO CARCERE, con i ragazzi della Compagnia del Pratello, formata da ragazzi in carico ai Servizi di Giustizia minorile, provenienti da Comunità Educative del territorio regionale e dalle attrici e attori di Botteghe Moliére: Maddalena Pasini, Susanna Accornero, Giulia Scarselli, Viviana Venga, Annalisa Ntzufras, Lilia Papperini, Claudio Bocchi e Giuseppe Evangelisti.

Elemento fondamentale dello spettacolo é il video di scena realizzato da Simone Tacco- nelli e Manuela Tommarelli all’interno dell’Istituto Penale Minorile di Bologna; da set- tembre a novembre, sono stati coinvolti dodici giovani detenuti in attività laboratoriali di scenotecnica, di prove e di riprese. Dentro all’ex chiesa-teatro dell’Istituto Penale è stata costruita la struttura di un panopticon, ovvero il nuovo modello di carcere progettato nel Settecento, affermatosi sino al Novecento, che è caratterizzato dal fatto che il detenuto, (criminale o malato o pazzo che sia), sia sempre visibile alla sorveglianza: sa di esserlo ma non sa quando. La grande scenografia di un carcere dentro a un Istituto Penale è sta- ta realizzata dall’architetto Gazmend Llanaj, con i ragazzi dell’IPM nel corso delle attività di formazione professionale gestite dall’IIPLE.
Scrive Billi nelle note di regia: “Mère Ubu, folgorata dall’arte teatrale nella sua perma- nenza in carcere, una volta scontata la pena, si dedica al Teatro Galera, quale strumento di redenzione sociale, diventando una impresaria di teatro in cui far esibire monstrum e suscitare nel pubblico pietà e sconcerto. Circondata dalle volontarie “Dame della Compagnia di San Scalognata”, da giovin e vecchi attori galeotti, Mere Ubu da vita a un Tea- trino Patafisico, con numeri di arte varia che si ispirano a Rabelais, Cervantes e Swift. Mere Ubu si lancia in impietose e stridenti riflessioni sul teatro che si fa in carcere, ribollendo insieme Goldoni e Pirandello.”

MÈRE UBU IMPRESARIA DI TEATRO CARCERE è un pastiche patafisico e grottesco, contro i buoni sentimenti e i luoghi comuni che son fioriti intorno al Teatro in Carcere in tutti questi anni; è una accusa amara e scorretta contro la retorica che svuota, banalizza e plastifica quei valori, le dure scelte, le ricerche artistiche di chi ha deciso, sulla sua pel- le, di far teatro dentro il carcere.
Lo spettacolo si inserisce nel più ampio progetto LE PATAFISICHE, che vede nel triennio 2016-2018 sei registi impegnati in sette carceri della regione e presso i Servizi di Giusti- zia Minorile, tutti su un medesimo tema, ovvero l’opera di Alfred Jarry e le correnti arti- stiche, filosofiche, metafisiche da essa derivate.
Le scene sono realizzati con il coinvolgimento dei ragazzi in carico ai Servizi di Giustizia Minorile da Irene Ferrari. Le luci sono di Flavio Bertozzi.

Il progetto regionale è reso possibile dal Protocollo d’intesa sull’attività di Teatro in Car- cere firmato tra Regione Emilia-Romagna (Assessorati Regionali alla Cultura, Welfare, Formazione), Provveditorato regionale Amministrazione Penitenziaria Emilia Romagna e Marche, Centro Giustizia Minorile Emilia Romagna e Marche e Associazione Coordina- mento Teatro Carcere Emilia Romagna
Accanto al sostegno del Centro Giustizia Minorile Emilia Romagna e Marche e della Re- gione Emilia-Romagna, il fondamentale contributo della Fondazione Del Monte di Bo- logna e Ravenna e quello di Manutencoop. Il progetto rientra tra le attività che il Teatro del Pratello realizza in Convenzione con il Comune di Bologna.