Fedra all’Arena

fedra-arDopo il recente debutto a Cesena, va in scena dal 2 al 6 dicembre all’Arena del Sole Fedra, regia di Andrea De Rosa, una produzione di Emilia Romagna Teatro Fondazione e Teatro Stabile di Torino. Attingendo principalmente alla Phaedra di Seneca, Andrea De Rosa mette in scena la vicenda di una donna e del suo amore per il figliastro, Ippolito, che segna il suo destino e quello di tutti coloro che la circondano. Questa limpida, contemporanea rilettura della tragedia, pone al centro il tema del furor amoroso cui non si può resistere, della passione amorosa indipendente – come fosse una malattia, un virus – dalla volontà e dalla ragione. Sul palcoscenico, in una magistrale interpretazione, Laura Marinoni e Luca Lazzareschi, con Anna Coppola, Fabrizio Falco e Tamara Balducci.

Note di regia
di Andrea De Rosa

Che cos’è l’amore, chi è Eros? Due anni dopo lo Studio sul Simposio di Platone ritorno a pormi la stessa domanda, stavolta attraverso il personaggio di Fedra. L’amore di questa donna per il figliastro, Ippolito, segna il suo destino e quello di tutti coloro che la circondano. Ma bisogna chiedersi di che tipo di amore si tratta. La parola latina che viene adoperata più spesso da Seneca per descrivere lo stato d’animo di Fedra è furor, che significa soprattutto pazzia ma anche passione violenta, delirio amoroso, desiderio sfrenato, etc. Comunque la si intenda, questa parola ci introduce a una visione dell’amore che ci spinge a strappare via con forza tutte le incrostazioni romantiche che su di esso si sono depositate; ci dice di resistere alla tentazione moderna di intendere l’amore quasi esclusivamente come un sentimento, come qualcosa cioè che la volontà o la ragione potrebbero in qualunque momento allontanare o addirittura cancellare. Bisogna tener conto di questo per evitare di considerare l’amore di Fedra per il figlio come un semplice capriccio. In Fedra infatti l’amore è inteso, letteralmente, come qualcosa da cui si viene posseduti, qualcosa che proviene da fuori, qualcosa di profondamente estraneo, come un virus che si insinui nel nostro corpo e cominci a riprodursi senza il nostro assenso. La metafora della malattia è una delle forme in cui Seneca lo descrive, con dovizia di dettagli nei suoi sintomi e un accurato resoconto della sofferenza che ne deriva («Non sa quello che vuole, si agita scompostamente senza un motivo; vorrebbe riposare, ma non riesce a dormire, trascorre la notte nei lamenti, …»). Ma la sofferenza è solo una parte del furor da cui Fedra è posseduta. L’altra parte della sua follia è il desiderio, l’eccitazione, l’esaltazione, la promessa di felicità, addirittura l’estasi che le viene dal pensiero di poter godere del corpo di Ippolito e di condurre con lui la stessa vita piena di forza giovanile e di passione selvaggia, fatta di caccia alle bestie feroci, di amore della natura, di corsa a perdifiato nei suoi adorati boschi. Fedra non può liberarsi di questo pensiero, di questa passione, di questo amore, perché il suo furor, la sua follia provengono dagli dèi (“I più grandi doni, scrive Platone, vengono agli uomini da parte degli dèi attraverso la follia, quella che viene data per grazia divina”). Nella tragedia di Euripide, della quale quella di Seneca è figlia, tutto avviene a causa di Afrodite e della sua rivalità con Artemide. Nel testo di Seneca i personaggi degli dèi non ci sono più, ma ugualmente l’intera dinamica degli eventi viene provocata da loro. Ho scelto il testo di Seneca perché trovo che quello che in esso viene tacciato come “mancanza di teatralità”, al contrario è proprio ciò che lo avvicina a una certa drammaturgia contemporanea. Nella sua Fedra, infatti, non ci sono dinamiche realistiche, i personaggi parlano quasi sempre attraverso lunghi monologhi, scavano dentro le parole in cerca di qualcosa che non si traduce in una immediata dinamica teatrale ma sembra andare alla ricerca di una interiorità più ossessiva, profonda e dolorosa. Ciononostante non ho voluto rinunciare alla presenza di una dèa in scena e, a partire dal monologo di Afrodite che apre il testo di Euripide, ho costruito un personaggio – una dèa? – che volevo fosse artefice ma anche spettatrice delle tragiche vicende di Fedra.
La potenza del dio serve sia a Euripide che a Seneca per spiegare e descrivere la natura misteriosa e potentissima dell’innamoramento fatale, una forza caotica che ci travolge facendoci perdere l’orientamento e ci trascina letteralmente fuori di noi stessi. Attribuire questa potenza a un dio vuol dire, ancora oggi, per noi, riconoscere in questo potere qualcosa che non è sotto il controllo della volontà e del raziocinio. È questo il motivo per cui restiamo ancora ammaliati e terrorizzati nel vedere Fedra allontanarsi sempre di più in un territorio dal quale non riuscirà a tornare più indietro, attratta da una forza imponderabile e misteriosa.
Sono sempre affascinato dalle storie dominate da una componente oscura e quando si lavora sul “mito”, ci si trova sempre davanti a questo tipo di forze, potenti e misteriose («Il mistero del mito – come scrive Karol Kerenji – deve essere sperimentato, venerato; deve entrare a far parte della nostra vita”). Siamo noi a studiare questi personaggi ma poi, all’improvviso, la prospettiva si ribalta e sembra che siano loro che ti stanno guardando. Non si tratta di uno sguardo qualunque. Di fronte a Fedra, Teseo, Ippolito, sembra che nessuno sia mai arrivato a guardarti così in profondità.

DAL 2 AL 6 DICEMBRE Sala Leo de Berardinis
feriali ore 21 | sabato ore 19.30 | domenica ore 16

Fedra
dalla Phaedra di Seneca
(con estratti dall’Ippolito di Euripide e dalle Lettere di Seneca)

adattamento e regia ANDREA DE ROSA

Laura Marinoni (Fedra), Luca Lazzareschi (Teseo), Anna Coppola (Una Dèa),
Fabrizio Falco (Ippolito), Tamara Balducci (Una Ragazza)

scene e costumi Simone Mannino; luci Pasquale Mari; suono Gup Alcaro;
assistente alla regia Thea Dellavalle; collaborazione scientifica Alfredo Casamento

Info e biglietteria
biglietteria Arena del Sole: dal martedì al sabato ore 11-14 e 16.30-19
Via Indipendenza 44 Bologna – 051.2910910 – www.arenadelsole.it