Stagione teatrale 2014-2015 Emilia Romagna Teatro

Facciata_ArenaNUOVI ALLESTIMENTI

La persecuzione e l’assassinio di Jean-Paul Marat
rappresentati dagli internati dell’ospedale di Charenton sotto la guida del Marchese di Sade

di Peter Weiss
adattamento e regia Nanni Garella
con Laura Marinoni, Nanni Garella, Nicola Berti, Luca Formica, Pamela Giannasi,

Maria Rosa Iattoni, Iole Mazzetti, Fabio Molinari, Mirco Nanni, Lucio Polazzi,

Deborah Quintavalle, Moreno Rimondi, Roberto Risi
regista assistente Gabriele Tesauri
assistente alla regia Nicola Berti
Emilia Romagna Teatro Fondazione
in collaborazione con Associazione Arte e Salute onlus
debutto: 15 ottobre 2014, Teatro Arena del Sole, Bologna; VIE Festival 2014

La collaborazione tra Arena del Sole e Arte e Salute onlus, associazione nata con lo scopo di coniugare il lavoro nel campo della salute mentale con quello artistico, nasce nel 1999 sotto la guida del regista Nanni Garella. Il progetto ha riscosso un grande successo di pubblico, ed ha ottenuto riconoscimenti tra cui un Premio Ubu, un Premio Hystrio e un Premio della Critica.
Per questo nuovo spettacolo, Garella ha scelto di lavorare su un
classico dell’avanguardia teatrale del secondo Novecento firmato da Peter Weiss, nel quale si racconta della decisione del Marchese de Sade, rinchiuso nel manicomio di Charenton, di mettere in scena un lavoro teatrale sull’assassinio di Marat, affidando ai pazienti del manicomio i ruoli dei personaggi.
Dice Garella: “Dopo molte interpretazioni – tra le quali, storica, quella di Peter Brook nel 1967 – il testo approda finalmente ai suoi interpreti, per così dire, naturali: il gruppo di pazienti psichiatrici di Arte e Salute, che avrà modo di rappresentare quali fossero le condizioni degli internati nei manicomi. Un’occasione ulteriore di mostrare al pubblico, attraverso l’arte, il loro percorso di affrancamento dalle costrizioni della malattia e il loro anelito verso la piena libertà e il definitivo reinserimento nel lavoro e nella vita sociale.”

In scena, accanto agli attori di Arte e Salute, lo stesso regista Garella e una delle più amate attrici italiane, Laura Marinoni.

You are my destiny (Lo stupro di Lucrezia)
ideazione e regia Angélica Liddell
con Lola Jimenez, Fabian Augusto Gomez Bohorquez, Sindo Puche, Emilio Marchese, Antonio Veneziano, Julian Isenia, Andrea Lanciotti, Joele Anastasi, Borja Lopez, Antonio Pauletta, Ugo Giacomazzi, Antonio L. Pedraza, Roberto de Sarno, Isaac Torres, Angélica Liddell
cantanti ucraini Lytvynenko Mykhailo, Landar Anatolii, Levdokimov Oleksii
Emilia Romagna Teatro Fondazione
coproduzioneThéâtre National de Bretagne, Théâtre de Liège, Schaubühne am Lehniner Platz, Göteborgs Stadsteatern, Zagrebacko Kazaliste Maldih / Zagreb Youth Theatre, Festival of Athens and Epidaurus, nell’ambito di Progetto Prospero
debutto: settembre 2014, Rennes.
prima nazionale: 16 e 17 ottobre 2014, Teatro Storchi, Modena; VIE Festival 2014

AngélicaLiddell, catalana, è attrice, regista, autrice; è una artista estrema, tra le più significative della scena contemporanea internazionale. Nel luglio scorso, alla Biennale Teatro di Venezia dove è stata premiata con il Leone d’Argento, ha presentato un primo studio sul poemetto scritto dal Bardo nel 1594 per dar voce all’invettiva di una donna contro la violenza subita. Da qui nasce il progetto di questa produzione internazionale che, oltre al testo shakespeariano, trae ispirazione dalla “Storia di Roma dalla sua fondazione” di Tito Livio, e nondimeno è influenzata dall’uso del rituale e delle miniature medioevali del registaSergej Paradžanov.
La caduta della monarchia a Roma è nata da una passione amorosa incontenibile. È scaturita dalla complessità di una violenza e di un suicidio che permettono diverse spiegazioni attraverso l’amore, il piacere, la colpa e la vendetta.
AngélicaLiddell non intende affrontare la vicenda di Lucrezia dal punto di vista del crimine e del castigo (cioè della giustizia), ma a partire dai misteriosi abissi dell’anima umana, quelli dello stupratore e del suicida.
Desiderio e sofferenza, amore e stupro, suicidio e vendetta: questi dunque i temi centrali di You are my destiny. 

Falstaff
da William Shakespeare
regia Andrea De Rosa
con Giuseppe Battiston
cast in via di definizione
Emilia Romagna Teatro Fondazione, Fondazione del Teatro Stabile di Torino
debutto: 18 ottobre 2014, Teatro Carignano, Torino

Dopo il felice incontro con Macbeth, Andrea De Rosa ha chiesto a Giuseppe Battiston di calarsi questa volta nei panni del famoso buffone, convinto che ci sia anche qui qualcosa di inaspettato e imprevedibile da scoprire sotto la maschera solo apparentemente tranquilla che egli sembra mostrarci.

Strano e singolare il destino di Sir John Falstaff! Apparso la prima volta nel dramma storico Enrico IV, questo personaggio riscosse un tale successo che Shakespeare dovette farlo rivivere e poi rivivere e poi rivivere ancora, in ben altri quattro testi. Pare addirittura che la stessa Regina Elisabetta ne avesse gradito così tanto la sagacia da intervenire, in prima persona, facendosi dare assicurazioni dal Bardo affinché questo impareggiabile ciccione non fosse accantonato dalla sua produzione. C’è in Falstaff qualcosa che ci conquista subito: un amore sfrontato per la vita, che si manifesta soprattutto nella forma dell’amore per la lingua, per le parole, per il motto di spirito, per la creazione instancabile di metafore e giochi linguistici; un senso pieno delle cose che accadono qui e ora e che di fronte al suo sguardo sembrano le sole che abbiano un qualche senso; ci sono nelle sue parole una gioia che non si stanca mai, sempre pronta a rovesciare il male in bene, un senso dell’amicizia ingenuo e vorrei dire persino infantile, una ostinazione a fare di ogni dolore uno scherzo, di ogni situazione senza via d’uscita uno sprone a cercare di non lasciarsi imprigionare.”
Andrea De Rosa

7 Minuti

di Stefano Massini
regia Alessandro Gassmann
con Ottavia Piccolo
cast in via di definizione
Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro Stabile dell’Umbria, Teatro Stabile del Veneto
debutto: 19 novembre 2014, Arena del Sole, Bologna

Basato su un episodio realmente accaduto in una fabbrica francese, il testo parla di lavoro, di donne, di diritti, dando voce ed anima a undici protagoniste operaie che racconteranno, con le loro diverse personalità, le paure per il nostro futuro e per quello dei nostri figli, le rabbie inconsulte che situazioni di precarietà lavorative possono scatenare, le angosce che il mondo del lavoro dipendente vive in questo momento.
Il linguaggio di Massini è vero, asciutto, credibile, coinvolgente, molto attento e preciso nel descrivere i rapporti ed i percorsi di vita di undici donne, madri, figlie, tutte appunto diverse tra loro, ma capaci di raccontarci una umanità che tenta disperatamente di reagire all’incertezza del futuro. Ottavia Piccolo, Blanche, rappresenterà, tra questi undici caratteri, la possibilità di resistenza, il tentativo di far prevalere nel caos la logica, la giustizia, una sorta di “madre coraggiosa” che tenta di indicare una via alternativa.
Dice Gassmann: “Il disegno registico, come mia abitudine, si concentrerà sul tentativo di dare verità a queste anime, descrivendone, in una scenografia iperrealista, tutte le diversità, emozioni, incomprensioni, tentando, come sempre, di amplificare le emozioni già presenti nel testo. Il teatro può davvero essere luogo di denuncia senza mai rinunciare alla produzione di emozioni, questo ho fatto finora e continuerò a fare con 7 Minuti.”

L’onorevole
di Leonardo Sciascia
con Enzo Vetrano e Stefano Randisi
cast in via di definizione
regia Enzo Vetrano, Stefano Randisi
Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro Biondo Stabile di Palermo
debutto: gennaio 2015, Teatro Biondo, Palermo

L’onorevole è un testo che racconta con intrigante ironia come l’ascesa politica di un onesto professore di lettere possa diventare un’ineluttabile ma pacifica, perfino brillante, caduta morale.
Letto oggi, questo testo scritto nel 1965, che ci parla di connivenze tra politica, affari, alti prelati e criminalità organizzata, di favori e corruzioni, di furbizie e tradimenti, assume il carattere di un’amara profezia, anche per l’avvertenza che l’Autore fa nella premessa:
L’onorevole Frangipane – dice Sciascia – è democristiano, e la sua circoscrizione è quella della Sicilia occidentale (…) ma potrebbe anche essere di altro partito, di più o meno lunga esperienza governativa, e il suo collegio elettorale quello di un’altra regione italiana.
Due sono i tratti che sentiamo particolarmente vicini in questo testo: da un lato il considerare la verità come una visione distorta della realtà, qualcosa da cui allontanarsi gradualmente, ridicolizzare e infine mettere all’indice come un’espressione della follia, dall’altro lato il modo, tipico della scrittura di Sciascia – ma con lui anche di tanti autori e letterati siciliani, Pirandello in testa – di descrivere la società in cui vive attraverso meccanismi narrativi che sembrano portare in un luogo e un tempo paralleli, quasi astratti e invece sono una descrizione lucida e spietata di ciò che avverrà oggi o in un futuro più o meno incombente.
Un finale sorprendente ribalta la rassegnazione della protagonista femminile in un più crudele e disarmante epilogo che ci fa scorgere in un trionfo di
glamour l’abisso quotidiano ormai percepito dall’intera collettività come raggiungimento del vero successo.”
Enzo Vetrano e Stefano Randis

La serra
di Harold Pinter
traduzione Alessandra Serra
regia Marco Plini
con Mauro Malinverno, Valentina Banci, Luca Mammoli, Fabio Mascagni, Giusto Cucchiarini, Francesco Borchi, Elisa Langone
scene e costumi Claudia Calvaresi
Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro Metastasio Stabile della Toscana
debutto: 15 gennaio 2015, Teatro Bonci, Cesena

Harold Pinter scrisse La serra nel 1958 ma lo tenne in un cassetto fino al 1980, anno in cui decise finalmente di metterlo in scena personalmente con le opportune revisioni.
Da questa lunga gestazione ne esce un testo molto particolare del repertorio pinteriano, sembra quasi che qui Pinter abbia deciso di applicare alla lettera il dettame di Beckett: “Non c’è nulla di più divertente dell’infelicità” afferma Nell in
Finale di partita; così La serra, pur affrontando una vicenda profondamente drammatica, ha nella comicità del linguaggio uno degli elementi costitutivi.
La serra rivela l’altra faccia della medaglia del rapporto fra chi comanda e chi ubbidisce, presentando l’ambiente di chi ha l’autorità per decidere e il disordine e la casuale anarchia che vi impera. Stupidi burocrati inetti e spaventati si nascondono dietro il loro titolo impegnati soltanto in una guerra di successione per il potere, terrorizzati appunto dall’idea di perdere la loro piccola o grande rendita di posizione. Il testo si dipana tra la commedia surreale e il giallo, e il linguaggio di Pinter viviseziona i personaggi fino a chiarire inesorabilmente che il re è nudo, che dietro queste oscure e cervellotiche manovre per il potere si celano solo piccoli uomini spaventati. Pinter applica una figura tradizionale del repertorio ebraico-yiddish, l’inetto di professione, lo Schlemiel, ad una figura di potere all’interno di una strana struttura semi-ospedaliera, ma usa questa figura al contrario della tradizione: non è più il sopraffatto, l’oppresso, ma è un potente, un dominatore che però viene schiacciato dal sistema che lui stesso ha creato ed imposto.
È come se nel testo ci fosse un messaggio politico teso a dimostrare che dietro alla bramosia di potere non c’è niente, nessuna idea, nessuna visione solo la vanità del singolo individuo, È già un Pinter politico ma ancora un Pinter in cerca di una sua opinione sull’uomo e sull’esistenza, così vicino a Beckett da sembrarne erede, ma a differenza di Beckett che non ha fiducia nell’esistenza stessa, Pinter sembra esprimere una profonda sfiducia negli uomini e nelle azioni di cui sono, o meglio non sono, capaci.

LUS

un concerto-spettacolo di Ermanna Montanari, Luigi Ceccarelli, Daniele Roccato
testo Nevio Spadoni
musica Luigi Ceccarelli, Daniele Roccato

Ermanna Montanari (voce), Luigi Ceccarelli (live electronics),
Daniele Roccato (contrabbasso)

spazio scenico, luci e costumi Ermanna Montanari

regia Marco Martinelli

Emilia Romagna Teatro Fondazione 

in collaborazione con Teatro delle Albe/Ravenna Teatro

debutto: 16 gennaio 2015, Teatro delle Passioni, Modena

Ermanna Montanari e Luigi Ceccarelli hanno creato pagine indimenticabili di teatro-in-musica, da L’isola di Alcina a La mano, spettacoli del Teatro delle Albe che hanno segnato la storia del teatro italiano negli ultimi due decenni (Ermanna Montanari ha ricevuto nel 2000 per L’isola di Alcina il Premio Ubu come “miglior attrice italiana” e nel 2006 per L’isola di Alcina e per La mano il Premio Lo Straniero dedicato “alla memoria di Carmelo Bene”, mentre Ceccarelli ha vinto il Premio Ubu nel 2002 per il suo lavoro musicale con le Albe). Ora si cimentano con LUS, un testo di Nevio Spadoni in lingua romagnola, centrato sulla figura di Belda, veggente e guaritrice delle campagne romagnole di inizio Novecento, una figura potente di donna vittima dell’ipocrisia del paese. In questa creazione il testo di Spadoni si sposa con un’architettura sonora originale realizzata da Ceccarelli e Daniele Roccato, contrabbassista solista e compositore, una delle voci più originali e prestigiose del panorama concertistico internazionale, e lo spettacolo vede tre figure presenti in scena a duellare con i loro “strumenti”: la voce caleidoscopica della Montanari, Ceccarelli con il suo computer per l’elaborazione elettronica in tempo reale, e Roccato con il suo contrabbasso. Diretto da Marco Martinelli, LUS si pone come un concerto che racconta, senza raccontare, la magia incantatoria dei suoni, antica come il mondo, incarnata con forza ancora oggi nel nostro presente.

Io sono il vento
di Jon Fosse
regia Lukas Hemleb
con Luca Lazzareschi, Giovanni Franzoni
scene e costumi Pietro Babina
Emilia Romagna Teatro Fondazione, Maison de la culture d’Amiens

debutto: 3 marzo 2015, Arena del Sole, Bologna

La particolarità di Lukas Hemleb è quella di aver attraversato con il suo lavoro sia i confini geografici che le barriere estetiche. Hemleb cresce in Germania, ma da molti anni vive e lavora in Francia; sin dall’inizio della sua attività è attratto dalla musica e dalla poesia, e pone al centro del suo lavoro la ricerca in vari ambiti culturali; storici e geografici.
La carriera registica di Hemleb ha inizio a Francoforte e Berlino poi, passando per il Belgio, il Camerun e la Nigeria, arriva in Francia dove collabora con molti teatri tra i quali l’Odéon, la
Comédie-Française, il Bouffes du Nord. I suoi spettacoli sono presentati nei più prestigiosi teatri europei, dal Covent Garden di Londra al Burgtheater di Vienna. Oltre a firmare regie di opere liriche e a collaborare con alcuni compositori contemporanei, Hemleb porta avanti un’intensa attività pedagogica: ha diretto laboratori alla Scuola nazionale d’arte drammatica di Strasburgo e in due Conservatori nazionali a Parigi. Per tre anni è stato professore associato all’Università di Lettere e Scienze umane di Lione.
Per questo progetto ha deciso di lavorare su un testo dello scrittore e drammaturgo Jon Fosse, considerato il maggiore autore drammatico norvegese dopo Ibsen.
La drammaturgia di Fosse è straordinaria e sorprendente: i personaggi non hanno contorni definiti, i dialoghi sono balbettii e silenzi, le storie e gli ambienti sconfinano nell’astrattezza e nella rarefazione del sogno. Ma da questi elementi sgorga sempre una forte tensione drammatica che cattura l’attenzione e emoziona lo spettatore.
Io sono il vento mette in scena il dialogo fra due uomini, il primo presumibilmente morto e il secondo in cerca del motivo per cui l’altro abbia deciso, ad un certo punto della vita, di mettere fine alla propria esistenza. In che modo quest’uomo ha iniziato a vedere il suicidio come unica soluzione? L’incomprensibilità di questo gesto estremo non è solo legata alla fine di un’esistenza, non rimane un gesto fine a se stesso; l’uomo rimasto in vita infatti, attraverso questo dialogo immaginario, riesce a capire molto più in profondità il senso della vita.

La traviata
ovvero La signora delle camelie
opera in due atti e quattro quadri di Nanni Garella
tratta da La signora delle camelie di A. Dumas
e da La traviata di G.Verdi
musica Claudio Scannavini
Emilia Romagna Teatro Fondazione, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna
in collaborazione con Teatro Comunale di Bologna e Scuola dell’Opera Italiana, Bologna
debutto: 12 maggio 2015, Teatro Arena del Sole, Bologna

Il sipario si apre su un dramma in prosa tratto da “La signora delle camelie” di A. Dumas. I personaggi sono interpretati da giovani attori. Una piccola orchestra in buca accompagna con discrezione la recitazione. Finché… finché, all’improvviso, preparata da un crescendo dell’orchestra, da una concitazione lirica e ritmica nella recitazione, esplode la prima aria da La traviata di Giuseppe Verdi.
Quei giovani in scena non sono solo attori, ma veri cantanti. Le loro voci spiegate punteggiano il dramma nei momenti in cui la piena del sentimento non riesce più a rimanere confinata nella prosa. Un impeto di puro melodramma cresce e si allarga nella sala, coinvolgendo il pubblico in un esercizio di ascolto e di abbandono, di attenzione allo svolgimento del dramma e di partecipazione emotiva alle profondità musicali dei sentimenti.
Certo i cantanti avranno bisogno di un corso di formazione, precedente alle prove di palcoscenico, sulla recitazione e sulle tecniche interpretative, per essere in condizione di affrontare con bravura le parti recitate. Seguirà un periodo di prova, come per una normale produzione di prosa.
Non saprei definire con esattezza il “genere” di quest’opera: una ballad opera forse o meglio ancoraun singspiel, nella accezione più antica, mozartiana, dove – a differenza dell’opera italiana, che prevede recitativi cantati – sono alternati al canto solo recitativi parlati, come nel teatro di prosa. I brani vocali, nei singspiel, sono generalmente semplici e strofici, simili ai lieder, liriche di ispirazione popolare.
E cosa c’è di più popolare della arie de
La traviata? Chi non le conosce o non le ha mai sentite una volta? Chi non lega ad esse ricordi o emozioni personali? Come il ricordo di mia madre, negli ultimi momenti della sua vita, che rispondeva ormai soltanto stringendo la mia mano con la sua a ritmo di musica, mentre io sommessamente le cantavo Sempre libera degg’io…
Nanni Garella

Ti regalo la mia morte,
Veronika

drammaturgia Federico Bellini
regia Antonio Latella
con Isabella Ferrari
cast in via di definizione
Emilia Romagna Teatro Fondazione
coproduzioneThéâtre National de Bretagne, Théâtre de Liège, Schaubühne am Lehniner Platz, Göteborgs Stadsteatern, Zagrebacko Kazaliste Maldih / Zagreb Youth Theatre, Festival of Athens and Epidaurus, nell’ambito di Progetto Prospero
debutto: 7 maggio 2015, Teatro Storchi, Modena

Il nuovo lavoro di Antonio Latella, liberamente ispirato a Veronika Voss di R.W.Fassbinder, vedrà in scena come protagonista Isabella Ferrari.
Dopo la messa in scena di
Un tram che si chiama desiderio, Antonio Latella prosegue la propria analisi sull’universo femminile con uno spettacolo in cui incontra nuovamente la poetica di Fassbinder, dopo aver realizzato nel 2006 Le lacrime amare di Petra von Kant.Veronika Voss racconta la storia di una diva del cinema al tramonto, vittima della morfina e in cura da una neurologa che la domina completamente. Latella darà vita ad un allestimento fortemente ispirato all’estetica del film: “Questo personaggio di celluloide diventa un personaggio reale intrappolato in una vita in bianco e nero. Il reale diventa nero, forma perfetta che fagocita gli altri colori e che si impone con il suo fascino e il suo terrore. Poi c’è il bianco della purezza ma anche del lutto, della morfina che trasforma i ricordi in gratificazioni, che rende accettabile la morte come unica possibilità. In questo bianco e nero vorrei immergere le memorie e le parole di tutte le protagoniste del cinema di Fassbinder che sono state vittime sacrificali in un mondo che non prevede il rito e la comunione del teatro, ma solo il sacrificio ad un solo Dio, il creatore, il regista, il medico ma anche il carnefice, Fassbinder.” Un viaggio reso possibile dall’incontro con Isabella Ferrari : “Avevo bisogno di una donna dal volto strepitoso, una donna prima che un’attrice, che potesse “essere dentro” un racconto senza evadere troppo da se stessa.”

RIPRESE

Orchidee
uno spettacolo diPippo Delbono
con Dolly Albertin, Gianluca Ballarè, Bobò, Margherita Clemente, Pippo Delbono,

Ilaria Distante, Simone Goggiano, Mario Intruglio, Nelson Lariccia, Gianni Parenti,

Pepe Robledo, Grazia Spinella

immagini e film Pippo Delbono

Luci RobertJohn Resteghini

Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro di Roma, Théâtre du Rond Point- Parigi,

Maison de la Culture d’Amiens- Centre de Création et de Production.

Questo buio feroce
ideazione e regia Pippo Delbono
con Pippo Delbono, Dolly Albertin, Gianluca Ballarè, Raffaella Banchelli, Bobò, Julia Morawietz, Lucia Della Ferrera, Ilaria Distante, Gustavo Giacosa, Simone Goggiano, Mario Intruglio,

Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Pepe Robledo
Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro di Roma, Festival delle Colline Torinesi, Théatre de la Place Liegi, Théatre du Rond Point Parigi, TNT Théatre National de Toulouse Midi-Pyrénées, Maison de la Culture d’Amiens, Le Merlan Scène Nationale de Marseille, le FAnal Scéne Nationale de Saint Nazaire

Clôture de l’amour
Fine di un amore

uno spettacolo diPascal Rambert
traduzione Bruna Filippi
conAnna Della Rosa, Luca Lazzareschi
Emilia Romagna Teatro Fondazione

Otello
di Luigi Lo Cascio
liberamente ispirato all’Otello di William Shakespeare
con Vincenzo Pirrotta e Luigi Lo Cascio
Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro Stabile di Catania

Il cappotto
di Vittorio Franceschi
liberamente ispirato all’omonimo racconto di Gogol’
con Vittorio Franceschi, Umberto Bortolani, Marina Pitta, Federica Fabiani, Andrea Lupo, Giuliano Brunazzi, Matteo Alì, Alessio Genchi, Valentina Grasso
regia Alessandro D’Alatri
Emilia Romagna Teatro Fondazione

La fondazione
di Raffaello Baldini
con Ivano Marescotti
regia Valerio Binasco

La classe
regia Nanni Garella
con Nicola Berti, Giorgia Bolognini, Luca Formica, Pamela Giannasi, Maria Rosa Iattoni,

Iole Mazzetti, Fabio Molinari, Mirco Nanni, Lucio Polazzi, Deborah Quintavalle,

Moreno Rimondi, Roberto Risi
Emilia Romagna Teatro Fondazione
in collaborazione con Associazione Arte e Salute onlus
si ringrazia per la collaborazione il Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda USL di Bologna

 

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