Young about: ecco la giuria dei ragazzi raccontata da Michela

YoungaBOut Festival dal 17 al 23 marzo Cinema Odeon   VIII edizione

 

Il cinema cambia subito aria: l’aperitivo d’inaugurazione dell’ottava edizione di Young About (fino al 23 marzo, Cinema Odeon) è un momento di festa, la numerosa squadra di volontari mi dà il benvenuto con un sorriso e i giovani giurati sono già in prima linea, attenti e scrupolosi.

Non manca niente, che il festival abbia inizio!

Giovani giurati all’entrata del cinema Odeon

Giovani giurati all’entrata del cinema Odeon

Martedì 18 marzo, prima giornata ufficiale, la giuria dei più giovani, composta da ragazzi dai 13 ai 24 anni, si è riunita, per la prima volta, per decidere i tre cortometraggi vincitori di questa edizione. Ho avuto la fortuna di assistervi e sentiamo un po’ cosa raccontano i ragazzi.

La discussione parte a fatica: Francesco chiacchiera, Federico è arrossito per la timidezza, Margherita guarda lo smartphone e i più grandicelli già discutono. Andrea, loro referente, richiama l’attenzione e il dibattito parte. Si ride, si scherza, ci si arrabbia con un po’ spontaneità, così vera, che mi ero quasi dimenticata essere possibile.

I più grandi sanno già di cosa di tratta, sono ormai veterani della sala cinematografica, conoscono i trucchi del cinema, giudicano i film ormai consapevoli. I più piccoli, invece, hanno, negli occhi e nella parole, meravigliosamente ancora così ingenui, immediatezza e spontaneità privi di sovrastrutture. Il confronto generazionale è stimolante, acuto e incredibilmente piacevole.

Angela Mastrolonardo, tra le responsabili del festival. Interno del cinema Odeon.

Angela Mastrolonardo, tra le responsabili del festival. Interno del cinema Odeon.

Dopo la pausa pranzo, colpita e divertita da questo entusiasmo, ho chiacchierato con loro per raccogliere le prime impressioni a caldo.

Stefano, 13 anni, mi racconta che Young About, al quale ormai partecipa da tre anni, significa “rinnovamento, conoscere tante persone, vedere film nuovi che magari posso far vedere ai miei amici”; per Maksim, 17 anni, invece, è “un’esperienza nuova, fatta di passione. Quello che mi piace tanto è il confronto con persone della mia età, che la pensano come me”. Federico, 13 anni, si appassiona presto al cinema, grazie a una proiezione scolastica e trova in Young About un modo per fruirlo liberamente, per guardare film che altrimenti non avrebbe la possibilità di vedere. Andrea, 18 anni, mi racconta che “la cosa più geniale del festival è vedere i film in lingua originale”, ammettendo che, vale la pena perdere qualche scena a favore dei sottotitoli per sentire le voci originali degli attori. Lucia, 16 anni, apprezza l’ambiente caloroso all’interno del quale è stata accolta e mi racconta: “Finalmente un momento per parlare di film, mi piace il cinema come esperienza, viverlo con persone della mia età è fantastico!”

Young About_volontari

Qualche volontario del festival, cinema Odeon

I più grandi apprezzano il confronto con i più piccoli, con la loro fame di conoscere, con la loro voglia di confrontarsi e l’assenza di impalcature culturali, che spesso prendono a pugni l’istinto; i più piccoli, a loro volta, amano parlare con i più grandi, interrogandoli a tradimento e spiazzando ciò che noi adulti diamo, troppo spesso, per scontato.

La mia giornata a Young About si è conclusa con delle ottime premesse per un festival che regala a Bologna una sfumatura fresca, nuova, vivace e sicuramente imperdibile.

Un aspetto interessante è l’interazione di queste nuove generazioni sulle piattaforme social. Considerato Facebook, già ingerito e digerito, ormai divenuto il bar virtuale che non fa più scalpore, come interagiscono sulla rete i ragazzi?

I più grandi, ormai abituè, si districano facilmente tra la popolarità e il disagio dei social mentre i più piccoli mi raccontano che Twitter è “per vecchi, politici e il Papa”, definizione che la dice lunga sulla diversa percezione che le generazioni hanno sulle piattaforme (una quasi trentenne, come chi scrive, vede Twitter come l’agora della popolarità nella lotta ai following, per esempio); mi raccontano che Ask è troppo pericoloso e solo “per gli sbruffoni, gli antipatici e i cordardi” e che Instagram è “divertente perché puoi guardare un sacco di foto”.

Il festival ha visto una buona attività sulle piattaforme, questo è sicuro, ma le discussioni più belle, ancora, fortunatamente, si sono svolte parlando, chiacchierando in sala, prima, durante e dopo le proiezioni. I ragazzi riportano la narrazione alla propria vita, ai film visti, scaricati, guardati in streaming, proiettati dalla scuola come fossero un vademecum per proiezioni e esperienze future.

di Michela Malisardi