I meccanismi e ingranaggi di Paolo Pasquini costruttore

pasquinijpgPaolo Pasquini progettista costruttore inaugura giovedì 14 marzo alle 18,30 a Palazzo Pepoli- Museo della Storia Bologna
Bologna dedica una mostra a questo personaggio. Il contesto e il tempo offerti a Paolo Pasquini hanno circoscritto il campo di incidenza delle sue intuizioni geniali, proiettate in un ecologico mondo futuribile percorso da trenini, mini suv e auto elettriche ripiegabili.


Nato a Bologna nel 1946, già da bambino con il gioco sconfina in processi creativi
alla scoperta di meccanismi, ingranaggi e comincia a disegnare automobili dalle forme rivoluzionarie. Costruttore di raffinati sistemi acustici, il padre, incarna il ruolo dell’inventore da emulare, e il suo arto artificiale è il primo banco di sperimentazione attraverso cui Paolo allena il pensiero per escogitare innovative soluzioni progettuali.
La formazione da architetto completa il profilo di instancabile progettista, votato al disegno industriale, alla ricerca di dispositivi da brevettare, sostenuto da genio rigore per credere, ideare e costruire veicoli elettrici, spesso al tempo considerati azzardi improbabili.
Già nel 1972, debutta al Salone di Parigi con Log, nuovo modello elettrico di “auto da città”, progetato nel 1971 e realizzato per la Lawil, che non lo mette in produzione perché ritiene immaturi i tempi per la mobilità elettrica.
Nel 1972 inventa il Barilotto, dispositivo a pulsante per il movimento e il bloccaggio di vetri scorrevoli, poi brevettato e utilizzato, fra gli altri, da Fiat.
Per tutti gli anni Settanta disegna e realizza vetture a tre e quattro ruote con infinite varianti (Zero, Valentine con motore Piaggio), fino alla creazione nel 1984 del prototipo di BOXEL.
La sua “scatola elettrica”, box-el, è un modulo container originale per il trasporto di merci
e persone, con cassone batterie estraibile che ne permette il cambio rapido al fine di rendere il mezzo operativo 24 ore su 24. Pensato per i centri urbani, nel 1990 diventa il primo veicolo elettrico originale per trasporto merci e persone omologato in Italia dal dopoguerra.
Il modello viene declinato in versione modulare nel trenino BOXEL, con vagoni propulsivi per il trasporto di persone nei centri storici, e nel 1988, in versione sportiva nella P 488, prototipo
di auto elettrica biposto, bimotore, a trazione integrale, quattro ruote sterzanti.
Nello stesso anno fonda con Massimo Osti, Maurizio Rovinetti e Gianni Garuti il Green Turtle Team che partecipa con i due prototipi della P 488 sport in corse nazionali e internazionali.
Il progetto di omologazione per uso stradale viene depositato.
Seguono due decenni di progettazione intensa e incessante ideazione di oggetti originali a funzionamento elettrico, dalla moto alla sigaretta, alla produzione di scavatrici e trattori.
A due anni dalla scomparsa (16 marzo del 2011), i fogli esposti dichiarano una inarrestabile passione nell’appuntare con rapidi gesti su fogli volanti idee sopraggiunte da frammenti
di una memoria antica.
Trovare un ordine e una sistematizzazione a quei guizzi intrisi di contemporaneità ante litteram non è ancora ora.
Resta vivo il processo mentale che prende forma di pari passo con il disegno, come un rabdomante che cerca senza la mediazione di un progetto predefinito la finalità di un obiettivo da raggiungere.