E-cooLogic: Acqua capitolo 1

e-coologic 2012…..

Continua anche nel 2012 la nostra rubrica e-cooLogic a cura di Beba Gabanelli. Dedichiamo la prima puntata all’Acqua e vi ricordiamo che il 2012 è l’Anno Internazionale dell’Energia Sostenibile per tutti.

Sul sito www.altreconomia.it è possibile trovare o segnalare tutti quei locali e ristoranti che a Bologna e provincia offrono l’acqua in brocca micro-filtrata come alternativa all’acqua in bottiglia. Poi l’avventore sceglie quel che vuole, sapendo che l’acqua in brocca è già compresa nel coperto.

La questione è cosa spinosa: recentemente un pubblicitario anglosassone ha definito l’acqua in bottiglia “La più grande operazione di marketing del nulla nella storia dell’uomo dopo l’aria di Napoli in lattina”. E a questo punto bisogna lavorare per eliminare alla radice il pluriennale lavaggio del cervello sulle virtù dell’acqua da scaffale. Lavaggio del cervello che ha funzionato benissimo perché siamo i maggiori consumatori di acqua in bottiglia d’Europa (dati Beverage Marketing Corporation). E per far questo ci vogliono almeno due puntate di eCool-ogic, dunque mettetevi comodi. Va detto per correttezza che alcune acque in bottiglia (di vetro) hanno caratteristiche organolettiche e proprietà davvero eccezionali. Non occorre però farne un uso smodato: berreste mai due litri di acqua termale al giorno? Ma torneremo sull’argomento.

Cominciamo dai fondamentali: l’acqua in bottiglia costa al litro circa 1.500 volte di più dell’acqua del rubinetto. I controlli sugli stabilimenti avvengono all’incirca due volte l’anno e sono a campione mentre negli acquedotti (con certezza quelli della nostra regione) vengono effettuati prelievi giornalieri i cui risultati possono essere consultati da tutti sui siti delle aziende idriche. L’acqua in bottiglia viaggia per migliaia di chilometri in camion non refrigerati e il costo dello smaltimento delle bottiglie che svuotiamo con tanta rapidità pesa interamente sulle nostre tasche e pesa due volte: quando le compriamo e attraverso la Tarsu, che diventa sempre più cara maggiore è la mole di rifiuti da smaltire.

Per non parlare dei costi ambientali: per fare le bottiglie di plastica occorre il petrolio, e sappiamo quanto questa risorsa sia sempre più preziosa e quanto inizi a scarseggiare. Non ci si guadagna nemmeno in termini di ricchezza collettiva perché i canoni che le aziende pagano alle Regioni sono irrisori. Rinunciare all’acqua in bottiglia non significa neppure far crollare l’occupazione, al contrario di quel che spesso ci viene raccontato. Negli Stati Uniti nel corso degli ultimi due anni sono calati gli assunti negli impianti di imbottigliamento ma è cresciuta l’occupazione nei settori delle brocche filtranti, degli impianti domestici e delle borracce termiche. E fin qui parliamo d’ambiente. Vogliamo parlare di gusto e salute? Ci ritroviamo nel prossimo numero….

Rubrica a cura di Beba Gabanelli

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