A Tavola con Marky Ramone

Non capita tutti i giorni che una leggenda come l’unico membro dei Ramones si riveli com’è accaduto ai nostri microfoni. Di seguito il report e la chiacchierata con Marky, batterista, amante della buona cucina e, udite udite, produttore di salse di pomodori che lui stesso coltiva.

Ci troviamo in provincia di Ravenna, precisamente al Lido di Savio. Il ristorante Gattopardo, famoso per le celebrità (lo stesso Marky fa tappa, come può, tra le sue mura) che vi bazzicano, confondendosi tra la gente comune e gli eccellenti piatti a base di pesce, sta per ospitare un evento per pochi intimi. Il batterista dei Ramones si trova da queste parti e allora perchè non approfittare per salutare un po’ di amici? Noi, che amici forse un giorno ci diventeremo, ci troviamo li dietro invito del manager Luca Bassi. Marky e consorte fanno il loro ingresso al ristorante e una volta preso posto accanto a lui questi accetta immediatamente di farsi intervistare. Sul tavolo dei barattoli della sua salsa alla marinara, riportanti un’esilarante etichetta che riprende lo stile iconografico della band, e che alla fine dell’elenco dei suoi ingredienti riporta la scritta “batterie non incluse”. “Amo la cucina italiana”, esordisce Marky. D’accordo. E’ quello che qualsiasi rockstar direbbe, ma c’è qualche motivo in particolare? “Si, mio nonno era uno chef. Era fissato con la vostra cucina. Mi ha trasmesso molto di ciò che ama e il risultato è che oggi produco salse italiane”. Cos’altro ami della nostra cultura? “Le macchine. Mi piacciono la Maserati e la Ferrari, ma sono americano e nella mia vita ho posseduto solo delle Cadillac”. Molti italiani sognano di possederne una. Ma Marky non pare essere molto d’accordo: “Bullshit!”. Dopo un po’ passiamo a parlare d’altro. Sarebbe infatti interessante sapere come siano cambiati i tempi per Marky, come riesce a vederli dal palco. Di quanto differiscono insomma le nuove generazioni da quella del periodo d’oro del punk? “Non è cambiato niente. Ok ci sono internet e tutto il resto, ma la gente è arrabbiata e ha ben motivo di esserlo. La rabbia è uguale sempre, così come il modo di reagire alle frustrazioni da parte delle persone. I fans, credimi, non sono cambiate. Vedo ancora le stesse facce di 30 anni fa..”. Potremmo dire che il sapore della birra sia rimasto intatto? “Io non bevo”. Marky di fatti non gradisce la battuta, e scopriremo perchè  subito dopo. Se adesso avessi una macchina del tempo e potessi tornare al periodo in cui eri nei Ramones, cosa cambieresti? “Lo split con la band. Rimprovero ancora oggi a me stesso di non essere intervenuto col giusto vigore. Non fui in grado di fare da pacere tra Joey e Johnny e le conseguenze furono devastanti. Loro presero a drogarsi con le conseguenze che sappiamo. Io iniziai a bere. Mi cacciarono dalla band e mi riammisero solo dopo essermi ripulito. Ecco cosa cambierei.”. Tra una portata di pesce e l’altra, con annessi commenti e pollici all’insù da parte di Marky e silenziosa consorte, c’è il tempo per qualche “Amarcord”. Un consiglio: se incontrate Marky Ramone non ditegli mai se si ricorda di quando suonava nei Misfits. “No Man, io non ho mai suonato nei Misfits. Loro hanno suonato con me. E ho smessi di andarci in giro perchè ai concerti la gente urlava solo il mio nome. Quelli che conosci adesso come Misfits non sono che una coverband di una band che fu. Chiediti come mai non appaiono nella Rocknroll Hall Of fame..!”. E i Sex Pistols, ok te l’avranno chiesto tutti, ma cosa ne pensi? “Un album. Molto bello, ma comunque uno solo. Nulla di più”. Mentre ci accingiamo a chiudere in bellezza con un dolce, provvedo a fargli una domanda che gli consenta finalmente di parlare bene di qualcuno: i Motorhead? “Una vera, fottuta, grandissima band. Loro sono dei rocker, e sono ancora in giro. Indovina come mai. Lemmy è un mio amico e i Motorhead tra l’altro portano spesso in giro una nostra cover. Non solo ne sono davvero degni ma sono molto felice che lo facciano.  I Motorhead sono un esempio per tutti”. Cosa consigli ai giovani di oggi, quelli che per intenderci vorrebbero diventare… “Diventare nessuno. Bisogna essere onesti, in primo luogo con se stessi. Essere se stessi e lavorare sodo. E soprattutto guardare oltre quello che la musica ci ha già dato. Siate originali ragazzi!”.