LE INTOLLERANZE NEI BAMBINI

di Michela Padovani biologa-nutrizionista
nutrizionista(at)bambinidavivere.com

L’intolleranza alimentare e le allergie colpiscono sempre più persone e sono di gran lunga più diffuse tra i bambini che tra gli adulti. Questi problemi possono seriamente compromettere il benessere e la crescita dei bambini, per cui risulta molto importante identificarli precocemente. Secondo le ultime stime l’intolleranza alimentare colpisce circa il 10% dei bambini mentre le allergie interessano una percentuale di adolescenti sempre più ampia, quasi il 30 per cento della popolazione sotto i 14 anni.
Possiamo parlare di allergia alimentare quando l’ingestione di un alimento scatena una reazione anomala e, spesso immediata, dell’organismo (problemi cutanei/dermatologici tipo dermatite atopica, gonfiore e prurito a labbra, palato, gola seguiti poi da vomito, nausea, crampi addominali, diarrea – nei più piccoli possono addirittura insorgere malfunzionamenti dell’apparato respiratorio come asma). Questo succede perché, erroneamente, il cibo ingerito viene identificato come un “nemico” da combattere ed il sistema immunitario produce i cosiddetti anticorpi (di tipo prevalentemente IgE) proprio come difensa.
Parliamo invece di intolleranza alimentare quando il sistema immunitario non viene praticamente chiamato in causa. Le intolleranze, che dipendono da un progressivo accumulo di sostanze infiammatorie nell’organismo, hanno un tempo di scatenamento più lungo. Questo accumulo avviene giorno dopo giorno ed è dipendente anche dalla quantità di cibo consumato. Non si tratta in sostanza di un discorso esclusivamente qualitativo quale quello delle allergie, ma anche quantitativo. Per le intolleranze la comparsa dei sintomi si ha quando, l’introduzione dell’alimento prosegue fino ad oltrepassare le possibilità di controllo dell’individuo, ovvero un livello di tollerabilità o livello “soglia”.
Non avendo effetti immediati, risulta non sempre facile associare gli effetti indesiderati all’assunzione di un determinato alimento. La reazione si può manifestare con gli stessi sintomi di una allergia (immediata e IgE mediata) o, più frequentemente con altri, più sfumati, con caratteristiche simili ad una infiammazione cronica a carico di diversi organi ed apparati. Come più volte ricordato, le intolleranze alimentari non prevedono se non in minima parte, la partecipazione dell’azione delle IgE, come accade per le allergie alimentari immediate. Esse sono invece legate alla presenza di particolari globuli bianchi (linfociti) che si attivano e reagiscono determinando sintomi, come già detto, molto affini alle allergie. Le intolleranze alimentari inoltre sono spesso legate a cross-reattività, ovvero reazioni crociate tra alimenti della stessa famiglia o gruppo biologico della sostanza incriminata.
Le uova, il frumento, il pesce, i crostacei, le arachidi, le nocciole e le proteine del latte sono la causa delle allergie più frequenti, mentre il lattosio (cioè lo zucchero del latte) è il responsabile del maggior numero di intolleranze. Vanno evidenziati però anche altri alimenti, primo fra tutti il cioccolato, i frutti esotici, alcuni formaggi fermentati come il gorgonzola, i pomodori, le fragole, il salame, la salsiccia, l’albume d’uovo.
Fin dall’allattamento al seno possono comparire nei neonati le prime allergie o intolleranze. In questi casi è infatti consigliabile escludere (anche preventivamente) dall’alimentazione della mamma che allatta alcuni cibi come il latte, l’uovo, il pesce, gli agrumi, il pomodoro ed il kiwi (gli alimenti ricchi di vitamina C ed E, possono dare reazioni allergiche anche di tipo respiratorio). Questi cibi dovrebbero essere introdotti (anche nell’alimentazione del bambino) dapprima in piccole dosi e mai quotidianamente.
Alcuni frutti come le fragole, le ciliegie, i frutti di bosco e l’uva possono causare intolleranze alimentari come reazioni di tipo istaminico con arrossamenti cutanei per cui è consigliabile introdurli dopo i nove mesi. Diversi studi sostengono che anche il bianco dell’uovo possa essere causa di allergia alimentare: è vero però che è un’ottima fonte di proteine nobili. Laddove non si manifestano evidenti segni di intolleranze alimentari a questo cibo, il bianco d’uovo può essere utilizzato per integrare il fabbisogno proteico e per equilibrare l’apporto di carboidrati che, di solito, è sbilanciato in eccesso.

Cosa fare per prevenire le intolleranze alimentari nei bambini
Esistono alcune regole base per prevenire l’insorgere delle intolleranze alimentari nei bambini.

Le principali raccomandazioni per i più piccoli a livello di prevenzione per questo problema sono:

  • allattamento al seno materno prolungato
  • inizio dello svezzamento non prima del 5°-6° mese di vita del neonato
  • introdurre un nuovo alimento alla volta e mantenerlo per almeno cinque giorni. In modo da valutare immediatamente eventuali intolleranze o reazioni avverse.
  • introdurre del latte vaccino non prima del primo anno di vita.

Evitare quindi i cibi a rischio e proporre ai bambini una dieta equilibrata e bilanciata, senza eccessi. I cibi devono essere conservati il meno possibile, essere consumati freschi, essere cucinati in casa rispettandone la stagionalità e la varietà. E’ inoltre importantissimo bilanciare bene carboidrati, grassi e proteine. Coloranti ed additivi, aromatizzanti artificiali hanno un’alta capacità di determinare intolleranze alimentari nei bambini: vanno quindi evitati il più possibile i cibi che le contengono.
Importante è sottolineare ancora una volta come l’allattamento materno, soprattutto se prolungato, aumenta le difese immunitarie del bambino. Infatti gli anticorpi prodotti naturalmente dalla madre passano al neonato che riceve così uno strumento di difesa “in più” verso gli organismi patogeni. Svariate ricerche hanno dimostrato che i bambini allattati al seno sono molto meno soggetti alle infezioni tipiche dell’infanzia come malattie gastrointestinali, otiti, malattie dell’apparato respiratorio come raffreddori, bronchiti e polmoniti, sviluppando inoltre con minore frequenza allergie o asma rispetto ai bambini allattati con latte artificiale.
A partire dal 5°-6° mese di vita occorre integrare l’alimentazione del bambino con i primi cibi solidi poiché il latte materno non è più in grado di fornire il necessario apporto di ferro. L’aggiunta graduale dei cibi solidi con l’introduzione, nell’infanzia avanzata, di quelli più comunemente incriminati, procedendo sempre per gradi, sono misure che possono contribuire a prevenire alcuni dei problemi di intolleranza o allergia, e soprattutto consentire alla madre una più veloce e sicura inviduazione.

IMPORTANTE: Non è però consigliabile né tanto meno ragionevole sottoporre i bambini piccoli a diete speciali fino a quando il medico non abbia individuato un vero problema e conseguentemente consigliato un’alimentazione contenente tutti i nutrimenti necessari.