EARS WIDE SHUT

Giovedì 3 giugno, ore 21.30
PIAZZA ANDREA COSTA – PIEVE DI CENTO
Ingresso gratuito
EARS WIDE SHUT
Omaggio a Stanley Kubrick
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Ears Wide Shut è un progetto multimediale, firmato dal duo CampobassoManzoni all’opera già da una decina d’anni. L’omaggio a Kubrick è stato loro commissionato dall’ente Teatri Pescara nel 2008 e si snoda tra cinema e musica, alla ricerca dell’immagine sonora. Gli strumenti musicali si incontrano nel campo dell’elettronica e della manipolazione dei suoni in tempo reale, in un dialogo serrato con le immagini. Il concerto viene infatti presentato come una sorta di viaggio nel quale sono collegati gli elementi della visione kubrickiana: nelle pieghe del tessuto sonoro si potranno percepire, a volte nascoste e talvolta manifeste, inserite nel discorso e nell’improvvisazione e delle composizioni originali, le musiche di Richard Strauss, Johann Strauss, György Ligeti, Kristof Penderecki, Herny Purcell, Oscar Levant, Jocelyn Pook, Georg Friedrich Haendel, Franz Schubert, Arthur Freed, Aram Khachaturian, Nelson Riddle.

Informazioni
Bottega Bologna tel. 051 188 99 687
www.borghiefrazioniinmusica.it

Pieve di Cento, Piazza Andrea Costa: è il luogo privilegiato d’incontro e di aggregazione, su cui si affacciano importanti monumenti che connotano la storia della città. La chiesa collegiata di Santa Maria Maggiore è ora in forma settecentesca, ma originariamente “pieve”, risalente al IX sec., poi chiesa romanica di cui rimangono l’abside e il campanile. All’interno dipinti di Guercino, Guido Reni, Scarsellino, un crocifisso ligneo del  XIV sec. Il Palazzo Comunale, edificato nel XVI sec., mostra successivi apporti nel 1700. All’interno il Teatro Comunale, esistente già a metà del 1700, fu modificato nelle forme attuali nel 1856 e restaurato nel 2003. Il Palazzo, già sede dell’antico ospedale, ora ospita la Biblioteca e la Pinacoteca Civica. Il Voltone, anticamente costruito in legno, era una piazza coperta sede di mercato. Al piano superiore erano l’antica chiesa della Compagnia dei “Battuti” e il Monte dei Pegni.

In caso di maltempo il concerto si terrà al Teatro Comunale “A. Zeppilli”

In alcuni momenti della narrazione del cinema di Stanley Kubrick, è possibile individuare quello che potremmo identificare come una sorta di punto di non ritorno, un luogo narrativo in cui si verifica una sorta di «sospensione temporale», che porta i personaggi e perfino gli spettatori ad essere intrappolati, impossibilitati al ritorno, in una struttura narrativa a tempo zero. Nella vicenda viene inserito un elemento che porta ad interrogarsi su di un qualcosa, un evento superiore alle loro stesse aspettative, che blocca l’azione e crea una frammentazione temporale ed emotiva, trasformandosi in una sorta di passaggio spazio tempo attraverso l’evoluzione stessa della storia.

Ma c’è di più: il punto di non ritorno kubrickiano è suggestione musicale e narrativa al tempo stesso, proprio perché alla musica è demandato il compito di creare un bordone, un continuum allucinatorio che procede parallelamente alle emozioni. Ecco la chiamata ad una sorta di «adunata» in una «terra di nessuno»; un nessun luogo fiabesco ed inquietante, che blocca vicenda e azione. Kubrick annulla il tempo nei momenti più imprevisti: l’azione si ferma, la musica è il tessuto connettivo della forma del non luogo dove non esiste separazione tra banda visiva e banda sonora. Musica e immagine sono fuse nell’esplorazione degli stadi emotivi e nelle eventuali conseguenze che si generano.

Su questa base, la musica è collegata al punto di non ritorno, e cerca di seguire una tale sistematicità di prassi narrativa nel gioco del rimontaggio delle immagini denudate del suono e ponendosi in questo caso come nuovo riesame dell’oggetto sonoro. È proprio il linguaggio del jazz contemporaneo, che concede ai musicisti ampie forme e modalità espressive legate sia all’improvvisazione che alla composizione, permetterà di prendere a piene mani nel repertorio musicale del maestro del Bronx, reinventarlo, ricollocarlo nei luoghi più inaspettati con malizia o assoluta casualità. Non una sonorizzazione ma un viaggio nel suono e nell’intimo rapporto che le immagini assumono nei confronti di esso. Spazio, violenza, sangue, circolarità, sensualità, alienazione, orrore, solo per citare alcuni degli spunti presenti nel montaggio video e caratteristici dello stile e della poetica di Stanley Kubrick, tutti gli elementi non sono solo d’ispirazione ma motore del sistema emotivo-creativo di una musica sempre imperfetta, alla luce di ciò che è stato fatto da Kubrick, ma bilanciata dalla assoluta perfezione del finito kubrickiano.